Derivati
Derivati – di arte, di cultura, di vita e delle sue applicazioni. E della sua pervasività.
Quando ho pensato di mettere mano per l’ennesima volta, cercando di dare un senso, ad una passione intensa e per questo contrastata (l’arte), ho pensato di non potermi soffermare nel cercare di parlare e far parlare di arte in modo puramente critico, didascalico, dottrinale e/o solo commerciale. Vanno bene tutti questi aspetti perché ne fanno parte, ma sono andato alla ricerca del capire come poter trasferire e valorizzare gli aspetti emotivi.
Come posso mantenere i piedi ancorati alla realtà, e cercare di trasferire allo stesso tempo cosa sento, vedo, provo, immagino, penso, sogno mentre navigo perso dentro una mostra, una galleria, nell’abitato di un borgo, davanti all’arte dell’ambiente, del mare o della montagna. O di un deserto.
Ho cercato di identificare quali fossero gli elementi che in me sollecitavano l’emozione. Alla fine, non sono riuscito a sfuggire e non riesco a sfuggire al fascino della sua pervasività.
Tempo addietro parlando con non ricordo chi del mestiere del comunicare, mestiere che mi permette da oltre quarant’anni di vivere, ho sentito dire e ripetere quei concetti che in me si sono sviluppati in modo del tutto spontaneo e naturale. Anarchico se vogliamo.
Comunicare lo devi fare vivendo attimo per attimo, cogliendo le sollecitazioni che il vivere quotidiano ti da. Ti offre. Ti pone in modo semplice sotto gli occhi. Camminare tra le opere esposte di un museo e fare con chi ti accompagna o con te stesso BS per quel prodotto o pensare a come trasferire quella notizia; in piazza seduto al bar mentre stendi il copy o fai lo schizzo (per chi ancora li sa fare) di una campagna.
Uno dei rari ricordi piacevoli delle scuole medie si àncora alle giornate di primavera spese con il prof. di arte a disegnare dal vero la vita della mia città.
Le pagine più intense dai fronti di guerra, Gian e Fausto quando eravamo assieme nell’agenzia di esteri, le scrivevano non dalla scrivania di Foro Bonaparte, bensì dalle linee dove la battaglia infuocava (mentre scrivo stiamo vivendo il dramma dell’ipocrisia umana, sfociato nella guerra tra Russia e Ucraina).
Così per la parte forse più nobile in assoluto del comunicare, che è l’arte.
Quando insegnavo in Accademia di Comunicazione, dicevo sempre agli studenti che l’unica forma di comunicazione pura, è l’arte. Perché non nasce per comunicare un messaggio di terzi, ma nasce per comunicare sé stessa. La visione dell’artista, la sua emotività. Nasce per sollecitare in chi la guarda un sentimento suo, che per forza di cose non può e non deve essere legato ad alcun obiettivo o necessità. E non necessariamente il sentimento dell’artista deve essere collimante con quello di chi gode o meno della sua visione (dell’opera).
L’arte è libera. O dovrebbe esserlo.
Parlando con Guerino, che in termini di anarchia e libertà la sa lunga (e non solo quella), mi ha regalato una visione dell’arte che ho trovato non solo veritiera ma sublime. E per alcuni aspetti invera. Il bello dell’arte è tutto e il suo contrario.
L’arte per essere tale deve essere inutile. È uno degli aspetti necessari perché sia arte (Guerino, di fatto lo diceva anche un altro illuminato. Si chiama Immanuel Kant). In effetti senza arte potremmo vivere tranquillamente. Sarebbe solo un mondo di molto peggiore rispetto a quello che è attualmente, ma potremmo vivere. Anche se di fatto l’arte è forse una della prime forme di comunicazione, a far data dalla preistoria.
Trovo estremamente poetico questo concetto. L’inutilità. Mi da un senso ancora più forte di libertà. Di vagare senza meta alla ricerca del nulla per il godere di quell’esistere che la vita alla fine ci ha regalato.
Per questa sua naturale forza dirompente genera derivati di tutti i tipi e tutte le forme. Si chiama creatività. Si chiama artisticità. Si chiama come vi pare, e genera bellezza di facile fruizione, accessibile ai più.
Perché proprio nei giochi della contraddizione dell’arte e della sua libertà, in realtà l’arte non è per nulla democratica (termine che detesto) anzi è selettiva in tutte le sue espressioni. Siano esse di leggibilità, intellegibilità, acquisto.
I suoi derivati no. Sono talvolta più semplici, più facili, più diretti, più accessibili ed acquistabili.
Benvenuti nella terra dei derivati.
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